Premessa
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto, per i prossimi anni, un vertiginoso aumento del diabete, soprattutto di tipo 2. Tra il 1995 e il 2025 il numero dei diabetici aumenterà di circa il 42% nei paesi sviluppati e di circa il 170% in quelli in via di sviluppo.
Questa previsione non soltanto rappresenta una grave minaccia per la salute di un gran numero di individui, ma, a causa delle molte complicanze che il diabete comporta e che richiedono notevolissime risorse, costituisce una bomba a scoppio ritardato posta sotto le economie nazionali.
Esistono però prove scientifiche che inconfutabilmente dimostrano che è possibile rispondere con buone possibilità di successo ad un attacco di questo genere.
La risposta migliore
Il diabete di tipo 2 è il risultato di complesse interazioni tra fattori genetici, ambientali e comportamentali. Mentre le basi genetiche della maggior parte dei casi di diabete di tipo 2 devono essere ancora identificate, esistono solide prove che numerosi fattori di rischio non genetici possono essere modificati:
- Il peso corporeo
- Lo stile di vita (mancanza di attività fisica, fumo, ecc.)
- La dieta alimentare
Insomma: tarda ad affermarsi, tra i Responsabili della Politica Sanitaria mondiale e spesso anche tra gli operatori e specialisti del settore, una vera e propria cultura della prevenzione. La risposta al fenomeno è ancora di tipo essenzialmente farmacologico, corredata tuttalpiù da una serie di “raccomandazioni” o di prescrizioni tendenti a sollecitare i pazienti verso un radicale cambiamento nel loro stile di vita.
Ma nella sostanza spesso i pazienti sono abbandonati a se stessi nella gestione della loro patologia ed al tempo stesso l’offerta di fitness quasi mai è adeguatamente preparata ad affrontare i problemi specifici derivanti dalla condizione dei pazienti.
Mentre invece l’intervento intensivo sullo stile di vita è:
- Vantaggioso dal punto dì vista economico (rispetto ai costi del trattamento del diabete e delle sue complicanze)
- Privo, o quasi, di effetti collaterali
- Rilevante rispetto alla promozione della salute e del benessere in generale (riduce l’obesità, i lipidi sierici, la pressione arteriosa ecc.).
E sperabile che i politici responsabili della sanità di tutto il mondo si rendano conto che è giunto il momento di passare all’azione subito.
Nello stesso tempo la continua ricerca in questo campo cercherà di dare risposte a una serie di scottanti interrogativi:
- Per quanto tempo è possibile mantenere i cambiamenti nello stile di vita?
- Chi trarrà maggior vantaggio dagli interventi sullo stile di vita o farmacologici?
- Si ridurranno la micro- e la macroangiopatia?
- Come cambieranno gli atteggiamenti sia del pubblico che dei politici per dare alla prevenzione della malattia e alla promozione della salute la precedenza assoluta ?
I numeri
Nel frattempo tuttavia i numeri parlano chiaramente:
DIABETE:
- Costo medio di un paziente diabetico di tipo 2 in Italia è di 6.072.000 lire/anno
- Costo annuo totale 10,500 miliardi di lire, pari al 6,65% del Fondo sanitario nazionale.
- Il 60% della spesa annua è destinato alle ospedalizzazioni per complicanze.
- Il 22% della spesa annua è destinato al consumo di farmaci (Cardiovascolari 34%).
- Un paziente diabetico con complicanze micro e macroangiopatiche costa 10.792.000 di lire.
INFARTO:
- 100.000 nuovi casi di infarto ogni anno
- 300 casi di infarto ogni 100 mila abitanti
- 187 decessi per infarto ogni 100 mila abitanti
- 8% di sopravvissuti a infarto che subiscono una recidiva infartuale entro l’anno
- da 3 a 6,5 milioni di lire il costo di un ricovero per infarto a seconda che sia semplice o con complicanze.
ICTUS:
- 130.000 nuovi casi di ictus ogni anno
- 20% di aumento dei casi previsto per il prossimo decennio
- 11% di posti letto italiani occupati
- 30% di mortalità attuale dell’ictus
- da 5 a 8 milioni di lire il costo di ospedalizzazione, a seconda della gravità della diagnosi.